
TRA L’ACQUA E IL CIELO
Ottobre 24 @ 10:00 - Novembre 30 @ 12:30
Un orizzonte che si apre infinito e l’immensità del mare che riflette le nuvole mutevoli, la serenità e l’inquietudine, l’apertura e il limite: questo progetto espositivo racconta le affinità tra l’acqua e il cielo, due elementi naturali che si intrecciano e dialogano in modo continuo, e invita il visitatore a immergersi in un viaggio fatto di paesaggi e visioni aeree.
Le sale accolgono opere di pittori che, con sensibilità e formazione profondamente diverse, hanno saputo cogliere la magia dell’incontro tra acqua e cielo. Tra gli italiani, Giovanni Molteni (1898-1990) svela dolcemente le armonie delicate di una Portofino primaverile, Thayaht (1893-1959) incanta con un magnetico notturno sul mare – esposto al Mart di Rovereto nel 2005 –, Edgardo Corbelli (1918-1989) offre un’interpretazione dal sapore più espressionista, mentre Luisa Albert (1969) valorizza sfumature e riverberi. In mostra non possono mancare la danese Birgitte Lykke Madsen (1960), che ha fatto dell’acqua il principale focus della sua produzione pittorica, e il francese Henry Maurice Cahours (1889-1974), maestro della luce, le cui suggestive marine bretoni sono intrise di poesia. I russi delle scuole di Mosca e San Pietroburgo, tra cui Georgij Moroz (1937-2015) e Dmitrij Kosmin (1925-2003), restituiscono tutta la potenza lirica della natura del Nord, tra vasti fiumi e cieli profondi. Dal paesaggio figurativo all’astrazione pura, in cui il colore è utilizzato come linguaggio primario capace di stimolare pensieri o suscitare emozioni: la Composizione astratta turchese di Dora Maar (1907-1997) ne è un esempio.
Accanto alle suggestioni naturalistiche, il percorso si apre a una nuova dimensione, quella del volo narrato dai protagonisti del Secondo Futurismo. Ne sono interpreti i poliedrici Giovanni Acquaviva (1900-1971), Arturo Ciacelli (1883-1966), Renato Di Bosso (1905-1982), Umberto Di Lazzaro (1889-1968), Michele Falanga (1865-1937), Osvaldo Peruzzi (1907-2004), Ugo Pozzo (1900 – 1981) e un rarissimo Giuseppe Cominetti (1882-1930) del 1919: con loro il cielo non è più soltanto contemplazione, ma conquista, uno spazio dinamico, attraversato da linee spezzate, colori vibranti e slanci che raccontano l’ebbrezza di librarsi oltre i limiti umani.
Tra l’acqua e il cielo è dunque un racconto duplice: la quiete del paesaggio che accoglie e l’impeto futurista che proietta verso l’alto. Un invito a guardare, a sognare, a lasciarsi attraversare dalla forza senza tempo degli elementi.