Enrico REYCEND (Torino 1855 – 1928)

Discendente da una storica famiglia di librai e mercanti d’arte di Monestier de Briançon, nel Delfinato, trasferitasi nel 1675 a Torino, dove portò avanti una proficua attività fino al 1863, Reycend studiò all’Accademia Albertina, lasciandola nel 1872 senza diplomarsi.
Esordì alla Promotrice nel 1873 con due paesaggi della periferia urbana, dove Antonio Fontanesi conduceva gli allievi a lavorare en plein air. Dal 1874 al 1920 espose anche nelle sale del Circolo degli artisti.
Da artista solitario e schivo, ma dotato di una marcata personalità, Reycend in pochi anni raggiunse un proprio linguaggio pittorico, allontanandosi dalla pittura di Fontanesi.
Nel 1878 partecipò all’Esposizione universale di Parigi, dove vide direttamente la pittura di Jean-Baptiste Camille Corot, che considerava, come Fontanesi e i paesisti di Rivara, il maggior innovatore della pittura.
Dal 1881 espose in diverse città italiane, diventando un’alternativa, più intimista e poetica, al verismo di Delleani; nuovamente a Parigi nel 1890 e nel 1900 e, dal primo decennio del Novecento, anche nel resto d’Europa, negli Stati Uniti e in America del Sud. Divenne socio onorario di Brera e prese parte alle prime tre Biennali di Venezia.
A metà degli anni Venti del Novecento giunse il tracollo economico e Reycend morì a Torino in poche stanze in affitto.
La vera “riscoperta” dell’artista e delle caratteristiche del suo personalissimo linguaggio poetico nel paesisimo del tardo Ottocento e del primo Novecento, dovette attendere l’autorevole intervento di Roberto Longhi che, durante la Biennale di Venezia del 1952, occupandosi dei «paesisti piemontesi», aggiunse alla triade Fontanesi – Avondo – Delleani il nome e le opere di Reycend, riconoscendolo come il più informato pittore del proprio tempo per l’originale linguaggio di tangenza impressionista: l’interesse e l’attrazione che lo storico dell’arte manifestò nei confronti di quel misconosciuto artista, lo portarono a mettere insieme una piccola, ma selezionata collezione di sue opere che, sempre nel 1952, donò alla Galleria d’Arte Moderna di Torino.
Da quel momento tutta la critica, in primis quella piemontese, fece a gara per valorizzare e approfondire l’originale pittore.

MUSEI

Torino, GAM – Galleria d’Arte Moderna
Novara, Galleria Giannoni
Cuneo, Museo Civico
Dronero (To), Museo Luigi Mallé
Verona, Palazzo della Ragione
Roma, Palazzo De Carolis