Carol RAMA nasce Olga Carolina Rama (Torino 1918 – 2015)
Seppure in contatto con molti artisti e intellettuali, tra cui Felice Casorati, Massimo Mila, Carlo Mollino, Edoardo Sanguineti, Man-Ray, ha vissuto isolata la sua esperienza artistica, pienamente riconosciuta dalla critica solo dopo il 1980. Sin dall’adolescenza fa della pittura una pratica ininterrotta, un filtro attraverso cui elaborare immagini e oggetti del suo mondo quotidiano, convertendo in arte la sua sofferenza. L’inquietudine e la trasgressività che caratterizzano i suoi primi acquarelli (la serie Appassionata, 1939-40) riemergono, dopo il periodo di sperimentazione astratto-concreto all’interno del gruppo torinese MAC, elaborando un suo personale concetto di astrazione, in composizioni in cui la ricerca materica coinvolge oggetti o frammenti di forte valenza simbolica. Negli anni Sessanta l’oggetto viene inserito, nella sua fisicità, all’interno della rappresentazione pittorica, diventa colore e forma dell’opera, pur rimanendo “cosa” (serie dei Bricolage). Nella successiva fase pittorica, la gomma entra a far parte delle composizioni, in particolare camere d’aria e guarnizioni. Dagli anni Ottanta, Rama utilizza spesso fogli già stampati su cui dipingere, tornando alla figurazione. A partire dalla metà degli anni Novanta, l’artista sviluppa un altro tema che sarebbe divenuto una costante fino agli anni Duemila: dopo aver visto in televisione immagini legate alla vicenda del cosiddetto “morbo della mucca pazza”, su di esse costruisce una nuova serie di opere dal forte impatto: quadri, disegni e incisioni.
Il grande riconoscimento pubblico italiano arriva nel 2003, quando le viene conferito il Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia (dove aveva già esposto ne 1993). Si moltiplicano le occasioni espositive, dall’antologica del 2004 a cura di Guido Curto e Giorgio Verzotti presso la Fondazione Sandretto di Torino (poi al Mart di Rovereto e al Baltic Museum di Gateshead) all’esposizione nel Palazzo Ducale di Genova del 2008 curata da Marco Vallora. Dal 2009 la galleria Isabella Bortolozzi di Berlino espone opere dell’artista e la inserisce nel circuito dei collezionisti internazionali. La sua fama valica definitivamente i confini nazionali con l’ampia retrospettiva organizzata dal Macba di Barcellona e dal Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (a cura di Teresa Grandas e Beatriz Preciado), che, partita da Barcellona nel 2014, sarà a Parigi nel 2015 (con la regia di Anne Dressen) e successivamente a Helsinkij e Dublino, per chiudere l’itinerario nel 2016 alla Gam – Galleria civica d’arte moderna e contemporanea di Torino.
Si allarga la rosa degli estimatori internazionali dell’opera dell’artista: dal 2016 la galleria Dominique Lévy (poi Lévy Gorvy) di New York si affianca alla galleria Bortolozzi nella promozione di Carol Rama. Analoga tendenza anche per quanto riguarda gli spazi pubblici: il New Museum di New York le dedica l’anno successivo un’ampia antologica voluta dal direttore del museo, Massimiliano Gioni e Palazzo Ca’ nova a Venezia ospita Carol Rama: Spazio anche più che tempo.
Di questa ormai acquisita notorietà a livello nazionale e internazionale l’artista non ha purtroppo potuto godere. Si spegne il 24 settembre 2015 nella sua casa studio di Torino, dove è vissuta ininterrottamente dagli anni quaranta. Il suo ultimo lavoro conosciuto è del 2007 e chiude una intensa carriera durata oltre settant’anni.